Dal 1 gennaio 2015, un altro Stato membro dell’Unione Europea (19 su 28) è entrato a far parte dell’Eurozona. Da ieri dunque, la Lituania (seguendo le orme di Estonia e Lettonia) è il diciannovesimo Paese dell’UE ad adottare l’Euro.
Già nel 2006 la Lituania aveva chiesto di entrare nell’Eurozona, ma era stata “bocciata” perché non rispettava il criterio di convergenza relativo all’inflazione, considerata troppo elevata. Tuttavia, attraverso un rigoroso percorso di risanamento il governo è riuscito a tagliare la spesa pubblica del 10,5% del Pil tra il 2009 e il 2013 e abbattuto il deficit dal 9,3% al 2,6%. «La Lituania ha adottato misure eccezionali in tempi difficili per raggiungere gli obiettivi necessari per entrare nell’euro: questi risultati beneficeranno nello stesso tempo l’Eurozona e la Lituania» ha dichiarato il governatore della Bce, Mario Draghi, in un videomessaggio.
L’ingresso della Lituania nell’euro, non solo allarga i Paesi che adottano la moneta unica, ma cambia altresì le regole del gioco per la Banca centrale europea. Con il superamento dei 18 Stati Membri ad adottare la moneta unica, infatti, i trattati Ue prevedono un cambiamento del metodo di voto nel consiglio direttivo della Bce: il sistema utilizzato finora “di un membro un voto” viene archiviato e sostituito da un sistema a rotazione tra i rappresentanti delle 19 banche centrali dell’Eurozona. La regola è stata prevista dallo stesso consiglio direttivo già nel dicembre 2002 per mantenere la propria capacità di azione con l’allargamento dell’Eurozona e l’aggiunta di nuovi membri nell’organo decisionale che stabilisce la politica monetaria comunitaria.
Fino ad oggi infatti avevano diritto di voto tutti i membri del consiglio direttivo della Bce costituito sul modello della Bundesbank e, quindi, composto da sei membri permanenti – tra cui il presidente Draghi – riuniti nel comitato esecutivo, oltre che dai rappresentanti delle 18 banche centrali degli Stati facenti parte dell’Eurozona.
Per garantire alla Bce maggiore rapidità nelle sue decisioni, i trattati europei prevedono che, una volta superata la soglia di 18 Paesi membri dell’eurozona, si passi a un sistema che abbandoni il “suffragio universale” tra governatori centrali.
Il nuovo sistema di voto prevede dunque che la rotazione sia mensile e i governatori, a turno, usino il diritto di voto. I Paesi dell’Eurozona sono divisi in gruppi in base alle dimensioni delle loro economie e dei loro settori finanziari e i governatori dei Paesi, classificati attualmente dal primo al quinto posto (Germania, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi) si spartiscono quattro diritti di voto. Tutti gli altri (14 con la Lituania), hanno 11 diritti di voto.